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Scheda approfondimento

Negli anni cinquanta Antonio Carena è riconosciuto dal principale teorico dell’Informale, Michel Tapié, che lo introduce nella sua seconda personale torinese nel 1959 consacrandolo come uno dei protagonisti del movimento a Torino. Il tema della luce lo guida verso le fasi di ricerca nel decennio successivo sviluppando un lavoro sperimentale come attesta Il castello di Cumiana, un dipinto realizzato espressamente per la sezione del Premio Cumiana che riuniva i “temi ispirati a motivi locali” dell’edizione 1963. In quest’opera, il ricorso ad una tecnica mista su compensato laminato con abrasioni e dilavamenti di smalti con l’aggiunta di rolla (un derivato del mallo di noce) reinterpreta l’edificio più caratteristico del paese, il castello. Il soggetto dichiarato nel titolo assume una valenza secondaria ed è, invece, la luce la vera protagonista della scena dipinta. Una luce che si amplifica in stesure di tipo meccanicistiche, con effetti luminosi dai toni acidi e plasticosi da tubo catodico televisivo. La tematica naturalistica  - il paesaggio con il castello  - filtrata freddamente attraverso gli strumenti impiegati dall’artista, perviene ad una resa ottica “radiografica”. In effetti, il dipinto prelude al  ciclo delle opere dedicate alle “radiografie di un paesaggio”, fase di transizione importante nell’iter dell’artista a cui seguiranno le pitture su carrozzerie e infine le pellicole che catturano la luce del cielo e la ricreano in trompe l’oeil.

 

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