Scheda approfondimento: Frate e ragazzo pidocchioso
Pittore veneto del XVII secolo
Frate e ragazzo pidocchioso
(1670-1680 c.)
Olio su tela 103 x 77 cm, inv. 118.
Sul retro etichetta in carta appesa, con timbro «Giorgio Caretto Perito d'Arte. Consulente Tecnico Tribunale di Torino... esperto in pittura antica » e nel verso scritta, a biro «Olio su tela cm 110 x 80 "Opera di misericordia" Autore: Bernard Keil (1621-1695) Autenticata Giorgio Caretto it 15-5-63». Sul telaio, a biro «8406/2». Acquisto nel 1963 dalla Galleria Giorgio Caretto di Torino.
Restauro: 1995, Nicola, Aramengo (AT).
L'opera è riconoscibile nell'elenco allegato all'inventario di eredità, collocata nel salotto.
Il dipinto venne acquistato nel 1963 presso la Galleria Giorgio Caretto di Torino, con un'attribuzione al pittore danese Eberhard Keihlau (1624-1687), noto come Monsn Bernardo. Un convincente confronto e con la tela raffigurante La morte di Archimede, esposta nel 1989 sempre presso la Galleria Caretto ed assegnata, sulla scorta di una comunicazione verbale di Giulio Briganti, al pittore francese italianizzato Guillaume Courtois detto il Borgognone (1628-1679), con riferimenti a Salvator Rosa e a Pier Francesco Mola (Caretto Gallerie 4a Mostra, 1989, pp. non numerate). Tuttavia il quadro della collezione Malle sfugge ad una definizione precisa, in quanto appare piuttosto un compendio di culture diverse; inoltre l'impoverimento del tessuto pittorico, dovuto a passate drastiche puliture, impedisce una corretta lettura. Nella perizia del 1963 era intitolato Opera di misericordia, ma la presenza del cavolo sulla destra e soprattutto l'inequivocabile gesto del ragazzo alla ricerca delle pulci fanno pensare ad una pin prosaica scena di genere. La "pittura della realtà" nasce in ambiente romano e lombardo-veneto-friulano verso la metà del '600 e proprio il Keihlau, allievo di Rembrandt, giunto in Italia nel 1651, e capofila riconosciuto di questa corrente (M. Heimburger, 1988). Risolutivo fu il suo soggiorno dal 1651 al 1654 a Venezia, dove, studiate le opere dello Strozzi e del Fetti, contribuì al consolidarsi del movimento naturalistico in chiave riberiana (R. Pallucchini, 1981, I, pp. 238¬291). La corrente dei "tenebrosi" si alimenta infatti nel sesto decennio del secolo grazie ai ripetuti soggiorni a Venezia,a partire dal primo del 1652-1653, di Luca Giordano, the import() da Napoli i modelli del Ribera, per altro già noto in laguna, mentre ulteriore importante tramite della cultura post-caravaggesca e riberesca fu senz'altro il genovese Giambattista Langetti (1635?-1676). Si può parlare di assonanze del nostro dipinto con alcune opere, ad esempio, del bavarese Johann Carl Loth (G. Ewald, 1965) o di Antonio Zanchi, Pietro Negri, Antonio Cameo, ma forse i riscontri più puntuali sono con le variazioni del Langetti sul terra del Buon Samaritano (Lione, Padova, Vienna) ed in particolare con quella di Bath, Holburne of Menstrie Museum, dove è un suggestivo richiamo l'accostarsi della testa rugosa del vecchio al profilo vigoroso del giovane uomo ferito (H. Potterton, 1979, pp. 128-129, scheda n. 41; R. Pallucchini, 1981, II, pp. 776-777, tavv. 781, 783; N. Volk, 1989, pp. 106-107, scheda n. 23). Si segnala infine, come dato di gusto, la presenza nella collezione Malle di un'altra tela raffigurante ragazzo pidocchioso, assegnata, forse anche in questo caso con troppo ottimismo, al pittore olandese caravaggesco Jan van Bylert. S.G.
Silvia Ghisotti, in E. Ragusa (a cura di), Museo Mallé Dronero, L’Artistica Savigliano, 1995.