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Per approfondire

La famiglia Mallé a Dronero

Milli Chegai

Il lungo tempo speso a maneggiare, fotografare, inventariare i numerosi oggetti che costituiscono il lascito Mallé, cosi come quello impiegato a scrutare e confrontare i volti del ricchissimo album familiare nel tentativo di identificare le persone fotografate, ci ha spinto a cercare una pur minima risposta alla miriade di domande e di supposizioni che il contatto quotidiano con "casa Mallé" faceva sorgere.

Quando i giornali riportarono la notizia del lascito, ci accorgemmo con stupore che pochi droneresi avevano sentito nominare la famiglia o conoscevano di persona Luigi Mallé. Apparentemente strano, il fatto ha invece una sua logica spiegazione: infatti, dopo il definitivo trasferimento a Torino avvenuto all'inizio del secolo, i Mallé tornarono alla casa natale solo occasionalmente o d'estate per la villeggiatura.

Lo stesso professore, durante i suoi soggiorni a Dronero, preferiva trascorrere il proprio tempo in solitudine, lavorando, restio persino a coltivare i ristretti rapporti di amicizia che lo legavano ai suoi concittadini, anche negli ultimi anni quando, ormai aggredito dalla malattia, trascorreva lunghi mesi nella sua "casa di montagna". Questo è quanto ci hanno detto quei pochi che lo ricordano, stemperando però la severità del ritratto con la descrizione della sincera e divertita attenzione che dedicava ai bambini e a coloro con i quali aveva una maggior familiarità.

Purtroppo sono venute a mancare nel breve spazio di pochi anni proprio le persone che facevano parte della sua cerchia più intima e, di conseguenza, chi avrebbe potuto darci notizie sulla famiglia e magari aiutarci a capire quale e quanto profondo fosse il sentimento per la casa paterna che ha spinto l'ultimo discendente a legare ad essa la propria memoria futura.

Abbiamo tentato di percorrere a ritroso la storia della famiglia Mallé, di risalire alle radici, ricostruendone per quanto possibile l'albero genealogico1, di farci un'idea più precisa del contesto in cui erano vissute le varie generazioni e di quali fossero stati gli intrecci che le inserivano e saldavano alla realtà locale.

Quanto segue è il risultato di un mosaico di piccoli dati ancora grezzi, ricavati da una prima ricognizione degli archivi comunali e parrocchiali2 e di notizie tratte dalle più svariate fonti3, messi insieme senza alcuna pretesa di esaustività e con lacune ancora da colmare, cercando di trovare qualche risposta e tratteggiare un sommario quadro di riferimento.

Andando indietro nel tempo abbiamo trovato traccia di un Giovanni Mallé che nel 1735 è testimone alle nozze tra Giuseppe Ghio e Margherita Reynaudo celebrate a Cartignano; purtroppo in mancanza di altri elementi4 non siamo riusciti a individuarne la residenza né a collegarlo con Giovanni Battista, dal quale discende il ramo dei Mallé che ci interessa, né con Giovanni Antonio capostipite di un gruppo familiare collaterale, presumibilmente suoi contemporanei.

I primi collegamenti sicuri si hanno a partire dal 14 aprile 1760, data in cui Lorenzo, figlio del fu Giovanni Battista, di mestiere giornagliere, sposa Lucia; testimone di nozze è Giovanni Antonio; rimasto precocemente vedovo, nel 1766 prende in moglie Teresa. Da questo momento in poi, comparando e assemblando anche i dati dei censimenti della popolazione effettuati a iniziare dal 1799, si riesce a delineare un profilo già un po' più completo dei singoli nuclei familiari, a conoscere l'età dei componenti, il mestiere esercitato è la dislocazione della loro abitazione.

Nel 1799 risulta, ad esempio, che Anna Rossi, vedova cinquantenne di Giovanni Antonio, abita in Borgo Mezzano nella casa del figlio maggiore Giuseppe, con gli altri figli, nuora e nipoti; i maschi lavorano come falegname, minusiere e serragliere 6.

Lorenzo, che nel 1806 ha ormai 74 anni ed ancora una volta è rimasto vedovo, abita in borgo Sorzana con la figlia nubile Caterina e il figlio di 28 anni, Francesco, agricoltore giornagliere, sposato a Lucia Luciano originaria di Tetti7. L'altro figlio maschio, il trentunenne Pietro che fa il tessitore, abita in borgo Sorzana, ma in un'altra casa, con Teresa Simondi, impalmata il 20 settembre del 1795, e i giovani figli.

Negli anni successivi i nuclei familiari tendono a frazionarsi maggiormente e di alcuni componenti si perdono le tracce; probabilmente qualcuno emigra per lavoro o per matrimonio, altri forse muoiono precocemente (non va dimenticato che è ancora molto forte l'incidenza delle malattie e altissima la mortalità infantile). Pietro, ad esempio, muore poco più che trentenne prima della nascita dell'ultima figlia, Margherita, che nel giugno del 1808 viene battezzata e registrata come figlia postuma del fu Pietro. La sua giovane vedova sembra essere una donna molto forte e risoluta, visto che riesce non solo a conciliare una non meglio precisata attività di negoziante con i compiti di madre, ma anche a consolidare il miglioramento della posizione economica e sociale della famiglia, già avviato con il marito 8. Un piccolo indizio di questo passo avanti nello status si può cogliere pure nella presenza di padrini di battesimo scelti al di fuori della stretta cerchia

dei parenti 9, come Irene moglie del conte Blanchi Roascio10 o Ioannes Giolitti filius Iuvenalis a San Damiano11 che è quasi certamente un antenato dell'omonimo statista. Così, nella casa di fronte alla Chiesa dei Cappuccini, crescono fra gli altri Antonino, che diverrà sacerdote e teologo, lo Zio Prete venerato dai discendenti che ne conserveranno ritratto e reliquie, e Giuseppe, che sarà il primo della famiglia a dedicarsi alla fabbricazione delle falci e come tale risulta iscritto dal 1826 alla Congregazione di San Eligio che ancora oggi associa i lavoratori del ferro12.

Giuseppe, sposatosi con Caterina Ferrero, mette al mondo 11 discendenti, alcuni dei quali però non superano l'infanzia.

Dai documenti poco o nulla si riesce a sapere delle sue figlie: solo Teresa, la maggiore, risulta maritata e poi vedova Questa; ma anche per quanto riguarda i figli le notizie sono molto sommarie: Pietro, il più anziano dei maschi, viene indicato come celibe, abitante nella casa del padre, di professione falciaio; altro su di lui non è dato di sapere oltre all'anno del suo decesso, il 1895. Allo stesso modo, di Giuseppe Bernardino si ha solo la segnalazione che nel 1858 è soldato a Chambery.

Di Giacomo e Francesco, anche loro falciai13 , invece, si è trovata qualche notizia più dettagliata. Giacomo va ad abitare nel Borgo di Mezzo sposando, in prime nozze, Filomena Guidi che morirà di parto pochi anni dopo, e successivamente Anna Caterina Pasero, la quale rimasta a sua volta vedova, si sposta a Cuneo con la figlia Margherita. Francesco sposa Maddalena Allodi, sarta, che gli dà due eredi. Nel 1899, tredici anni dopo la sua morte, la vedova ed i figli si trasferiscono a Torino.

Infine Antonino il quale, diplomatosi geometra, esercita per qualche tempo come tale, ma poi, maritatosi nel 1877 con Domenica Jemina, si trasferisce a Cuneo dove diventerà Ragioniere Capo della Provincia, e dove morirà nel 1895. Gli sopravvivono la moglie e i quattro figli. Nella casa di Borgo Sorzana rimangono quindi Pietro, Margherita e Paolo, che nel frattempo, terminati gli studi a Torino, con la morte del padre è diventato il capofamiglia.

Paolo esercita la professione di notaio, ma non disdegna, come dimostra la targa esposta sulla strada dalla ringhiera del terrazzo di casa, di apparire quale agente di una compagnia di assicurazione insieme al fratello Antonino 14. Egli risulta essere la figura di maggior prestigio in seno alla famiglia e quella che, dopo il matrimonio con Giuseppina Demichelis nel 1869, ne consacrerà definitivamente lo status sociale (ne è riprova il fatto che negli anni successivi — dal 1879 al 1896 — sarà chiamato a far parte pressoché ininterrottamente del Consiglio Comunale) 15.

Siamo nei priori decenni della seconda metà dell'Ottocento e la famiglia Mallé può quindi, a buon diritto, ritenersi pienamente inserita nella borghesia che va acquistando sempre maggior peso grazie ai processi di trasformazione politico-sociali ed economico-produttivi; questi avvengono con un ritmo accelerato in tutto il Piemonte post-risorgimentale, fra spinte e contraddizioni i cui effetti sono maggiormente avvertibili in un piccolo centro come Dronero dove persistono i retaggi di una tradizione rurale.

Non deve perciò stupire se le famiglie borghesi (e fra esse sicuramente il Mallé, come attesta la ricca raccolta pervenutaci) che, attratte dalla novità, già nei primi anni di diffusione della fotografia corrono a farsi ritrarre dai fotografi più prestigiosi, sono poi le stesse che amministrano parsimoniosamente il proprio patrimonio, annotando scrupolosamente ogni più piccola spesa16; o quelle che indossano per più anni i medesimi abiti e consumano fino in fondo le calzature prima di acquistarne di nuove, come proprio le immagini rivelano.

Parimenti si scoprono accanto alla durezza di rapporti legata alla sempre maggior industrializzazione17, manifestazioni di ineguagliabile cortesia verso la popolazione, quali quella di chi «si apprestava a compiere in carrozza viaggi per raggiungere le lontane metropoli; si affiggevano allora manifesti all'angolo delle strade ove si leggeva: il ... (tal dei tali) partendo il giorno... per Roma (o per Parigi o Vienna) offre a chi ne abbisogni i propri servigi. Approfittarne senza spesa alcuna» 18.

È in questa particolare atmosfera che vengono al mondo i tre figli di Paolo e Giuseppina (altri tre sono deceduti nei primi giorni di vita): Mario nato nel 1878, Pia Luisa nata nel 1879 e il più giovane, Achille, nato nel 1887.

Mario si dividerà ben presto fra Dronero e Torino dove si laurea in legge e si impiega presso le Opere Pie San Paolo, mentre sia Pia Luisa che Achille appaiono meglio inseriti nella vita locale che condividono con i coetanei appartenenti alle famiglie cittadine di maggior prestigio.

È una vita semplice, spensierata, che accomuna spesso droneresi e villeggianti, fatta di piccole cose, di gite in bicicletta e scampagnate ai Santuari di Ripoli, Foglienzane, Valmala; di partite a tennis, di balli e di canti; di merende in campagna o di bagni in Maira nella stagione più calda; e, infine, dell' ultima passione, la filodrammatica, che li vedrà recitare una serie di testi dialettali e in lingua nel teatro cittadino 19.

Nel 1902 il notaio Paolo Malle muore e nel 1905 la famiglia si trasferisce definitivamente a Torino.

La casa di Dronero, come già molte delle altre dimore borghesi, si rianimerà ormai solo d'estate per la villeggiatura.

Dopo qualche anno però, Pia, che ha sempre riscosso l'ammirazione dei giovani coetanei per la sua avvenenza, prende il velo entrando nell'ordine delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, mentre di Achille, ricordato per la sua estrosità e per l'amore per il teatro (per il quale pare abbia anche tentato una fuga da casa), si perdono le tracce. Sappiamo solo che sposa Annina Quaranta e che muore a Vezzano Ligure nel 1970.

Cosi nella casa di famiglia, torneranno soprattutto Giuseppina Demichelis Malle, ormai anziana, e il figlio Mario, quest'ultimo più frequentemente dopo essersi sposato.

Egli ha conosciuto Maria Giordano, sua moglie, a una lotteria di beneficienza dove, come scrive il padre di lei, «Maria a vendia e Mario Mallé / gentil e lest andasia a compre. / Son trouvasse - son vedusse / e a son subit d' co piasusse...»20.

Le nozze vengono celebrate a Torino il 19 giugno 1919. Gli sposi vanno ad abitare in via Bogino, dove Mario si era già trasferito per essere più vicino alla fidanzata, ed e qui che, il 13 maggio del 1920, vede la luce Luigi Mallé.

Di lui, Luigino, nel 1924 il nonno Giordano annoterà orgogliosamente nelle Rimembranze: «'L pi pcit student... a l'e tanto inteligent c'd fa stupi tuta la gent»21.

  1. Chegai, in E. Ragusa (a cura di), Museo Mallé Dronero, L’Artistica Savigliano, 1995, pp.33-40.

 

1Si veda lo schema dell'albero genealogico che si riferisce al ramo discendente diretto, ricostruito sulla scorta dei dati emersi dal primo riscontro delle varie fonti esaminate in una ricerca che andrà ulteriormente approfondita e completata.

2 In particolare sono stati consultati i seguenti documenti: a) Archivio della Parrocchia dei SS. Andrea e Ponzio (d'ora in poi A.P.D.): Liber Baptizatorum relativi agli anni 1787-1802; 1802-1823; 1823-1838, Liber Matrimoniorum per gli anni 1716-1760; 1761-1782; 1782-1802, 1802-1827, 1827-1837, Liber sextus Mortuorum ab anno 1802 usque ad annum 1837; b) Archivio del Comune di Dronero (d'ora in poi A.C.D.): Categ. XII, anagrafe: Registro dei fogli di famiglia. Categ. XII, classe 1, Atti di nascita, di battesimo e di morte. Categ. XII, classe 2, Censimento generale della popolazione, 1799-1801; 1806-1837; 1858. Categ. V, classe 5, Stato di proprietà cittadina M, 1813-1840. Categ. V, classe 5, Indice alfabetico dei possessori, 1884. Categ. X, classe 4, Acqua: Stato degli opifici che si servono dell'acqua scorrente nel territorio, 1800-1932; Concessione dell'uso dell'acqua come forza motrice, 1868; Ruoli imposte comunali, 1830, 1840, 1889.

3 Alcune notizie sono state dedotte dalla lettura dei pochissimi documenti familiari che accompagnavano le collezioni, come acrostici scritti dagli amici in occasione di nozze; immagini sacre a ricordo di battesimi, comunioni, decessi; biglietti sparsi e annotazioni varie; altre sono state ricostruite per via indiretta confrontando le immagini dell'album di famiglia con quanto emerso dalle ricerche. Altre ancora ci sono pervenute da fonti orali.

4 In realtà la difficoltà di lettura dei documenti consultati e lo scarso tempo a disposizione ci hanno costretti a non spingere oltre la nostra ricerca, anche perchè ci è parsa plausibile, data la pressochè totale scomparsa del nome Mallé dai registri di questo periodo, l'ipotesi che essi siano immigrati a Dronero dai comuni limitrofi in un'epoca posteriore. Non a caso a Villar San Costanzo a presente ff toponimo Pramallé che sembrerebbe avvalorare tale tesi, o comunque evidenziare un legame con la famiglia, ma del quale non

stato possibile accertare l'origine dato che l'Archivio Storico di questo Comune non attualmente accessibile.

5 Da Giovanni Antonio discendono: Domenico, Lucia e Spirito di cui non si hanno notizie di rilievo; Giuseppe, che sposa Maria Arneodo; Carlo, che prende in moglie Caterina Bertolotto che gli dà otto figli, fra i quali: Anna Lucia che, maritata a Giuseppe Cereja, ha un maschio e, rimasta vedova, si risposa con Filippo Cherasco, e Giovanni Antonio, coniugato con Caterina Rovera, che si trasferirà a Torino.

6 Vedi nota precedente; nel 1817 Carlo partecipa alla costruzione del campanile della chiesa parrocchiale di Pratavecchia.

7 Francesco, che nel 1830 chiede licenza di costruire una casa sul lato nord della piazza San Grato (l'attuale XX Settembre), avrà in tutto dieci figli dei quali per oltre al nome, si conosce ben poco; si sa che Laura è coniugata con Bianco Costanzo; Margherita Teresa con Giordano Giacomo; Giuseppe Antonio fa il falciaio.

  1. A.C.D., Schede di proprietà cittadina, anni 1813-1840. Da questo documento Teresa risulta proprietaria già nel 1813 di casa e corte in Sorzana, isola 7 (l'edificio attuale), e, negli anni successivi, di un alteno (poi venduto) e di un campo alla Sarrea, per la verità di non grosse dimensioni e frutto, forse, di una eredita, cui possesso passerà al figlio Giuseppe.

9 A volte, fra i vari parenti consanguinei o acquisiti, si incontra il nome di qualche "estemo" alla fa-=LIAR e fra questi il più frequente risulta quello dei Giorsetti, vicini di casa, a riprova del cementarsi di una lunga amicizia che ancora legherà Luigi Mallé all'avvocato Guglielmo Giorsetti.

10 A.P.D., Libro delle nascite di Dronero. Comm. dall'anno 1787 al li 13 luglio, sino all'anno 1802 al 28 aprile per il battesimo di Bernardo Lorenzo Mallé, figlio di Pietro, nato il 13-10-1796.

11A.P.D., Liber XI Baptizatorum ab anno 1802 usque ad annum 1823 per il battesimo di Giovanni Vincenzo, figlio di Pietro, nato 1'1-1-1804.

12 Libro dei conti della Congregazione dei fabbri ferrai di Dronero per la festa di Sant'Eligio, dal 1654 ad oggi: Giuseppe ne risulta socio per molti anni ed è indicato spesso come capo di edifizio con vari garzoni e Levoranti alle proprie dipendenze. Va tuttavia sottolineato che la sua persona non è sempre distinta chiaramente da quella del cugino Giuseppe Antonio, figlio di Francesco Mallé e che quindi sono possibili attribuzioni errate. Nella collezione è presente un piccolo quadro raffigurante Sant'Eligio.

13Nonostante dai dati raccolti sembri plausibile che nè loro, e ancor meno il padre, lavorino in posizione subordinata, non è stato per il momento possibile trovare traccia di una fucina di proprietà della famiglia. Ciò farebbe supporre una possibile società di fatto in cui essi non compaiano, o più facilmente il  mantenimento del nome del precedente proprietario che potrebbe, come nel caso dei Simondi intestatari di numerose fucine, essere un parente da parte della bisnonna.

14 Sulla targa, presente tuttora nella collezione, si legge: Malle Fratelli - Notaio e Geometra - Society D'Assicurazione Mutua - Contro I Danni Degli Incendi - The Gresham - Assicurazione Sulla Vita.

15 A.C.D., Categ. I, classe 5, Sindaci Consiglieri; Assessori; 1838-1920.

16 Dalle annotazioni ritrovate in un quaderno e datate 1868, possiamo ricavare, fra l'altro, l'importo delle mance (L. 1) e delle elemosine (L. 2) elargite , il costo del trasporto di un baule da Venasca a Dronero (L. 1), dell'acquisto di un paio di stivaletti in pelle (L. 8,50), di m 1,5 di nastro di seta bianca J(L. 1,40) o di un'oncia di tavolette di menta (L. 0,30).

17 Filande e filatoi, ma soprattutto la fabbricazione delle falci nelle 13 fucine in gran parte situate lungo il canale Marchisa, occupavano molti operai droneresi con orari che andavano dall'alba al tramonto, spesso per oltre 11 ore giornaliere. Nei martinetti, i cui locali si trovavano ad un livello inferiore rispetto al canale, il lavoro era molto duro e insalubre anche a causa dell'umidità costante che filtrava dalle pareti o era prodotta dagli stessi processi di lavorazione.

18 Da Ricordi del tempo che fu, manoscritto inedito di Giacomo (Cin) Lombardi (1889-1973), per g.c. del figlio Aldo, pag. 5.

19 A.C.D.: Categ. XV, classe 3-4, Teatri, Teatrini, Filodrammatici, Ambulanti, 1863-1947; Pubblici spettacoli: Balli, Veglioni, Circoli, Pro Dronero, Esercizi pubblici, 1821-1947. Vi si trovano, tra le altre cose, notizie circa l'istituzione di una «Società Villeggianti di Dronero » che prevede la fondazione di un circolo ricreativo sulle rive del Maira, con campo da tennis, da bocce, tiro al bersaglio, una pista da ballo e skating, ecc. ecc. Notizie confermate dai racconti familiari di Luigi Massimo e delle sorelle Lombardi, nonché dalle pagine del già citato Ricordi... di Giacomo Lombardi.

20 Cfr. Rimembranze, 1647-1924, raccolte e riordinate dall'Avv. Luigi Giordano, Torino 1924 »: pag. 144, Epitalamio in nuptial Mariae Giordano et Marii Mallé. 21Ibidem, pag. 149, nota a piè di pagina.

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