Giovanni Battista Crosato
Giovanni Battista Crosato
Treviso 1697 ca. – Venezia 1758
Venere e Marte
Terzo decennio del XVIII secolo - Olio su tavola
63,5 x 60 cm., inv. 94
La tavola rappresenta la dea Venere, nuda e assisa in alto su un trono di soffici nuvole, attorniata da un’ancella che abbraccia una colomba, da Cupido e da due amorini, e in basso ai suoi piedi un giovane Marte vestito con elmo, mantella e faretra. La scena risulta impreziosita dalla particolare stesura condotta in punta di pennello che crea il delicato incarnato della dea, più candido del manto bianco su cui si adagia, con il drappo oltremarino che si schiarisce in piena luce. Una scioltezza di esecuzione che si affida a una modulazione della luce dal primo piano in ombra, su cui emergono i toni rossi lacca e i verdi, allo sfondo dove brillano gli azzurri e i rosa. Il dipinto è concluso da un doppio bordo dipinto a finto oro aderente al disegno degli intagliatori impegnati nelle decorazioni delle porte. E’ verosimile che la tavola fosse stata realizzata come pezzo da inserirsi in una qualche boiserie, la decorazione di una porta o dello sportello di una carrozza o portantina, come suggerì Luigi Mallé che aveva pensato ad una provenienza dalla reggia torinese. L’iconografia si avvicina, infatti, al momento celebrativo segnato negli appartamenti di Palazzo Reale dalla presenza della regina Polissena d’Assia (sposa di Carlo Emanuele III dal 1724 al 1735), per una scelta di affidare al dualismo Venere-Marte (l’una simbolo di amore e concordia, l’altro di guerra e odio) il messaggio di un’armonia dei contrari.
Foto: ©Giorgio Olivero